YURIKO
Mi ricordo solo delle cose stupide, mi
ricordo di essere stata una stupida quindicenne. Ma credo anche di essere stata
una stupida diciassettenne e una stupida trentenne e una stupida cinquantenne...
sono stata stupida per tutta la vita.
Sono stata stupida a non volere più
cercare Daisuke, stupida a sposarmi con Yutaka, stupida a dare al mondo Rie e
Shio.
Io sono una stupida.
Il mio cuore ha tentato di avvisarmi,
ininterrottamente, ha cercato di ricordarmi quello che avrei dovuto fare. Ma io
l’ho ignorato, persa nel benessere e nell’agiatezza.
Ho preferito fare le vacanze a
Shimoda o alle isole Hawaii, celebrare i miei compleanni con regali costosi, accerchiata
da una folla che adorava e invidiava la perfezione, apparente, della mia
famiglia. Intanto lui pulsava e mi chiamava, ma io guardavo altrove.
Quando ci trasferimmo a Tokyo tutto
divenne ancor più superficiale, tutto e tutti. Yutaka, Rie, Shio, ed io. Tutto
divenne come le confezioni di plastica che nascondono un cibo finto. Quelle
confezioni che si trovano nei supermercati, bellissime, colorate, attraenti.
Irresistibili.
Tutto divenne come quelle scatole di
ramen con
disegnati sopra i personaggi dei cartoni animati o dei manga. Contenitori che
non contengono nulla.
L’artificialità che offusca la
realtà.
Così la profondità dei miei
sentimenti è stata soggiogata dall’artificiosità delle stupidaggini. Questa è
stata la vita di mio marito, delle mie figlie e del mio gatto, questa è stata
la mia vita.