L'oste che voleva parlare.
In un pomeriggio d’inverno, in quelli dove la
nebbia è a mezz’aria e luce bianca e piatta confonde i lineamenti delle
persone, mi recai in un'osteria in provincia di Modena.
Mi accomodai in un tavolo vuoto e spazzai, con
il palmo della mano, tutte le briciole che c’erano sull’orrenda cerata celeste, la televisione, tenuta senza volume,
trasmetteva immagini disordinate.
Ordinai un bicchiere di vino che l’oste, con
fare stanco, mi portò immediatamente.
Era un anziano signore le cui mani grosse e
rovinate tradivano un lungo passato di lavoro e di fatica.
Fissai il suo viso che, a differenza di quello degli abitanti di quel paese, era tridimensionale e particolarmente affilato. Era un vecchio uomo annoiato dalla poca frequenza di clienti.
Lui mi osservò con attenzione, classificandomi come un forestiero troppo ben vestito per essere lì.
Fissai il suo viso che, a differenza di quello degli abitanti di quel paese, era tridimensionale e particolarmente affilato. Era un vecchio uomo annoiato dalla poca frequenza di clienti.
Lui mi osservò con attenzione, classificandomi come un forestiero troppo ben vestito per essere lì.
Non aspettò il mio ringraziamento e disse, senza staccare gli occhi dal bicchiere, approfittando della mia inaspettata compagnia:
“ Gli esperti viticoltori sostengono che per
produrre il vino migliore è necessario maltrattare la vigna un po'.
Una volta trascurata, assetata, si
stimolano le radici a scavare e penetrare nei substrati più profondi del
terreno per mineralizzarsi maggiormente, e continuare a sopravvivere.
Solo in questo modo si ottengono un frutto
pregiato e di conseguenza un vino migliore.
L’apparente noncuranza, dei contadini esperti,
conduce alla produzione del nettare più dolce, di contro un inefficace assillo
rende le piante deboli, vulnerabili e soggette alle numerose malattie.
La tua vita, probabilmente, è un veloce
tratteggio di pennelli che ti fa apparire come un quadro di un pittore
realista. Un insieme di colori, come il rosso cupo del vino e il grigio del tuo
impermeabile,e ancora il verde dei miei occhi o il bianco dei miei pochi
capelli.
I meandri della tua mente, e quelli della mia,
come le radici dei filari delle viti, hanno solcato i terreni più profondi, e
ombrosi, dei sogni per ossigenarsi e cercare le domande, quelle giuste
intendo. Spero solo che tu sia riuscito ad avere la lucidità di trovare anche
le risposte. Come me”.
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