OLIVIER
Il Daparox con paroxetina lo
ingoiavo con il caffè, poi mi fumavo una sigaretta, mi facevo un altro caffè e
me ne fumavo un’altra.
Poi prendevo lo Zyprexa con olanzapina.
Raggiungevo così la quantità di
veleno necessaria per uscire di casa e affrontare la giornata. Questo rito si è
ripetuto tutte le mattine, tutti i giorni, per vent’anni.
Fino a sei mesi fa.
Ho scattato fotografie per vent’anni,
una vita. Sono stato il migliore fotografo per due decenni, nessuno mi ha
spodestato dal mio trono, hanno provato in molti, senza riuscirci, senza
nemmeno avvicinarsi a me.
È che il mio era talento, inclinazione,
disposizione. La mia era arte. Gli altri scattavano solo fotografie. Cercavano,
illusoriamente, di fermare sulla pellicola un attimo, uno sguardo, un frammento,
tentavano di impressionare la pellicola, senza venire impressionati dalla
poesia, dalla luce. Stupidi. Concentrati su quello che inquadrava l’obiettivo
ma miopi su tutto il resto. Ciechi. Sicuri e arroganti della loro arte, poverini,
dispersi nell’illusione. Ma non io, consapevole custode di un
dono più grande.
Io ero feroce e combattivo, abitavo in Rue du
Faubourg Saint-Honoré a Parigi...
C.
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