NILO E IL CAFFÈ
Milano 15/08/2010
Ho sempre associato il caffè a una specie di
cortocircuito. Al di là della bontà e del coinvolgimento che questi pochi
decilitri di liquido scuro mi danno, ho sempre pensato al caffè come a un’interruzione,
al blackout di pensieri, a una sorta di temporanea anestesia celebrale, all’oblio.
Mi incanto a fissare la luce azzurrina della fiamma
del gas, mi perdo nei primi borbottii della caffettiera. Annuso l’insistente
profumo che si sprigiona nella cucina, lo seguo con l’immaginazione mentre esce
dalla porta di casa e si diffonde sul pianerottolo.
Ho il vezzo di tenere aperto il coperchio della
caffettiera e appoggiare il cucchiaino dalla parte concava sulla cannula, o
camino che dir si voglia, della moka, in modo da fare sprigionare di più l’aroma
nell’aria.
Ho iniziato a berlo a sei anni.
I miei genitori, fanatici nottambuli...C.
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