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martedì 18 agosto 2015

SCRAMBLED EGGS IN JAIL


SCRAMBLED EGGS IN JAIL

È Pilar, la cuoca. Sono quarantadue anni che vive in America e non ha ancora imparato una parola di inglese. Sono quarantadue anni che prepara il cibo per i carcerati di questa prigione e che non riesce a trovare le parole per dire un “addio” come si deve.
D’altronde come si fa a dire “addio” come si deve?
Le sue uova strapazzate hanno un profumo che stordisce, riescono a farmi venire l’acquolina in bocca, nonostante tutto.
- Adios, amigo Sam, adios...
- Adios Pilar, adios...
Non una lacrima, non un sospiro, non un trasalimento.
Questa donnona messicana fa questo lavoro da troppo tempo.
Me la immagino alzarsi la mattina, sgridare i bambini, togliere la bottiglia di rum dalle labbra del marito, sciacquarsi le ascelle, prendere la corriera e venire in prigione.
Quando arriva nelle cucine inizia a pelare quintali di patate, buttare i broccoli nell’acqua bollente, spennare intere generazioni di polli e tacchini, rompere migliaia di uova e servire i pasti ai rifiuti della società.
Poi ogni tanto capita il condannato a morte.
Oggi, nello specifico, tocca a me.
- Ehm... están muy buenos los huevos... - Chissà se capisce?
 Chissà che ho detto? Beh! Anche se non ha capito non credo sia il peggiore dei problemi di questa breve giornata...

Sono le tre di pomeriggio, mi sono sempre chiesto...
....

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